E’ passato oramai qualche giorno dalla conclusione delle attività di recupero delle attrezzature dal fondo dell’abisso di Trebiciano. Gli amici francesi sono ritornati a casa sani e salvi (dopo 10 ore di viaggio) e, finalmente, c’è un po’ di calma per poter trarre qualche conclusione sul Timavo System Exploration 2021.
Ci sono delle cose che sono
andate benissimo, ma anche alcune inaspettate difficoltà, e poi c’è sempre lui,
in fiume, il Timavo sotterraneo. Bisogna fare questa precisazione perché il
Timavo non svela facilmente i suo segreti e ci sono delle condizione con cui
bisogna comunque confrontarsi. Per prima cosa c’è la complicazione di portare i
materiali a 330 m di profondità: ce l’abbiamo sempre fatta, ma queste attività implicano
la presenza di molti uomini e un’organizzazione perfetta che riesca a far
fronte sia alle esigenze previste che a quelle inaspettate. E poi c’è l’ostacolo
della visibilità. Nel Timavo, nella migliore delle situazioni, si può arrivare
a qualche metro: si tratta di momenti brevi e quasi imprevedibili. Nella media,
invece, la visibilità cala a un solo metro, per scendere in certi periodi dell’anno
a poche decine di centimetri. Le esplorazioni di agosto si sono svolte in
quest’ultima condizione…
Ma torniamo alle cose
positive e a quelle negative. Partendo da quest’ultime, nel 2021 possiamo annoverare
la rottura di tutte le sagole (anche quelle in acciaio) dovuta sia alla
violenza dell’acqua durante le piene, sia alla sospensione delle esplorazioni
negli ultimi due anni. Si sono quindi persi giorni preziosi per ricostruire il
percorso che era già stato raggiunto nelle precedenti immersioni. Possiamo poi ricordare
l’avaria a un sistema rebrither
(guasto che non si è riusciti a risolvere) e i problemi di salute a uno
speleosub di punta, che ha dovuto fermarsi.
Fra le cose belle possiamo
elencare, invece, un tratto nuovo di 40 m esplorato per la prima volta al
temine del sifone d’entrata e una partecipazione record di amici alle
operazioni di trasporto materiali. Tutti gli altri anni si è faticato
notevolmente per riuscire a tenere il ritmo dei pesanti sacchi da calare e da
recuperare. Quest’anno, con più materiale da trasportare rispetto al passato, ci
sono stati giorni in cui le persone disponibili erano in numero maggiore
rispetto ai carichi da movimentare.
Il Timavo System Exploration
è un progetto esplorativo, ma è anche un momento d’incontro, di dialogo e di
condivisione. Quest’anno hanno partecipato, comprendendo sia chi è sceso in
grotta sia chi ha aiutato all’esterno, ben ottanta persone appartenenti a tredici
associazioni diverse. Di grande soddisfazione la presenza di diciotto speleo
provenienti dalla vicina Slovenia.
Non si sono forse ottenuti
grandi risultati esplorativi (e su questa circostanza faremo le dovute
considerazioni) ma la “macchina” ha funzionato a dovere e ognuno ha operato al
massimo delle possibilità.
Il Timavo System Exploration
non si ferma certamente qui, e sono già in programmazione nuove e interessanti
iniziative.
Da segnalare inoltre che,
durante le esplorazioni, si sono svolte anche delle attività scientifiche in
collaborazione con l’Università di Trieste: sono stati raccolti campioni d’acqua
e … per ora non vogliamo anticipare altro. Per quanto riguarda i risultati
siamo ancora in attesa di alcune analisi e presto saremo in grado di comunicare
cosa è emerso dal lavoro svolto.